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LA PENISOLA SORRENTINA
UN ANNO DOPO IL TERREMOTO

 

Mentre a Matera, in una conferenza promossa dal centro di Geomorfologia Integrata, si è parlato dei fenomeni sismici mettendo insieme le esperienze di vari studiosi i quali mirano ad indirizzare nella maniera più idonea il comportamento delle popolazioni in fase di prevenzione e durante i terremoti, in penisola sorrentina è ancora in atto la fase più preventiva che consuntiva ad un anno da quella terribile sera del 23 novembre 1980.

E’ vero che la costa sorrentina è la meno colpita rispetto ai comuni del Salernitano, dell’Avellinese, del Potentino e della stessa area Partenopea (in penisola si sono avute dieci vittime e tutte ne comune di Piano di Sorrento) ma è anche vero che resta da fare ancora più del cinquanta per cento per risolvere definitivamente il problema del dopo terremoto.

In certi comuni della costiera i lavori vanno a rilento, fors’anche per mancanza di imprese edili, e ciò comporta alla collettività una maggiore spesa, in quanto i comuni, sia pure attraverso i contributi del Commissario di Governo Zamberletti, debbono sopperire alle spese di albergo o per le case requisite dove sono sistemati provvisoriamente i senzatetto. Nel contesto dell’ordinanza n. 80, che prevede la riattazione degli immobili colpiti dal sisma il comune che senz’altro è in fase più avanzata è Piano di Sorrento, nonostante sia stato uno dei più colpiti della Penisola. Per quanto riguarda la ricostruzione il discorso non cambia: le beghe politiche all’interno dei consessi civici che guidano le sorti dei centri colpiti dal terremoto, ne ritardano inesorabilmente i tempi necessari e ovviamente tutto a danno delle popolazioni.

A Meta fra “la D.C. sì e la D.C. no” e le dimissioni del vice sindaco Cacace i Socialisti continuano a procedere nel “dopoterremoto” come meglio possono, come meglio risolvere la reale necessità che ha colpito in massima parte gli abitanti del paese.

Sorrento sicuramente potrebbe fare di più, ma ad un anno di distanza, pur volendo fare tutte le debite considerazioni non ha fatto molto: per costruire le fogne ad una serie di palazzine ultimate da mesi e mesi e che non centrano con il terremoto, ma che risolverebbe il problema di molte famiglie, sta facendo trascorrere tranquillamente degli anni.

A Sant’Agnello di ricostruzione neanche a parlarne. C’era una volta (è il caso di dire) un progetto 167, case economiche e popolare per essere più precisi, ma chissà in quale cassetto dorme.

Certamente non è così che occorre operare per far dimenticare alle popolazioni della penisola sorrentina, colpite dal sisma del 23 novembre 1980, i tristi giorni del terremoto.

Piano di Sorrento ha fatto molto, forse non tutto, ma sicuramente più degli altri comuni: 4 miliardi già destinati, 12 appartamenti popolari già assegnati, 87 appartamenti pronti nel giro di meno di due anni che si andranno ad aggiungere ai 65 già in costruzione; inoltre la commissione a giorni composta per studiare il piano di ricostruzione nell’ambito della legge 219, di concerto alla 457 che prevede il recupero del patrimonio abitativo dell’intero comune.

 

Lorenzo Piras

(da “Peninsula” del novembre 1981)